Facciata del vecchio santuario

Santuario

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Sulla strada vecchia che collegava Latiano ad Oria sorge il piccolo santuario, annesso al monastero dei Padri Cistercensi e dedicato alla Madonna di Cotrino. All’ingresso si legge la seguente iscrizione latina: Hoc Templum A.D. MDCCCLXXXII Paulus Gioja pro sua civiumque salute magnificavit. Da ciò si deduce che il tempio venne ingrandito nell’anno 1882, con la costruzione anche dell’attuale facciata. Entrati nella piccola chiesa, l’occhio del visitatore si concentra subito sull’effigie della Vergine, posta attualmente al centro dell’altare maggiore, dove si trova a partire dal XVIII secolo. Originariamente, infatti, la sacra effigie era collocata nella parete laterale verso la strada vecchia di Oria, per poi essere trasportata col vecchio muro, in cui era dipinta, nella parete di prospetto, al di sopra dell’altare maggiore.

 

L’originale Via Crucis a stampa antica, benedetta dal francescano padre Raffaele Delli Ponti il 10 dicembre 1922, raffigurante le stazioni dei pellegrini di Gerusalemme dal Palazzo del Pretorio di Pilato fino al Calvario e al Sepolcro, invita a ripercorrere spiritualmente il tragitto penoso del Salvatore. La statua lignea di San Bernardo, realizzata nell’anno 1950, proveniente dalla Fabbrica di Ortisei, permette alla mente e al cuore del visitatore di sintonizzarsi con gli slanci eroici del grande devoto della Madonna, il Doctor mellifluus o Doctor marialis. La tela raffigurante San Giuseppe (protettore della Congregazione Cistercense di Casamari), realizzata nel 1991 dal religioso cistercense padre Agostino M. Caputi di Latiano, e collocata sull’altare del 1924, dono dei coniugi Geremia e Crocifissa Rubino, avvolge il fedele in una stupenda atmosfera di pace e di intimità spirituale, virtù proprie della famiglia di Nazareth.

 

La Chiesetta mostra, in generale, un’architettura semplice, con elementi baroccheggianti presenti nel presbiterio e soprattutto sull’altare maggiore, che rappresenta la parte più antica e più interessante dell’intero santuario.

 

La volta, di recente restaurata ad opera di Giuseppe Calò, nascondeva una stupenda raggiera eucaristica, con al centro la scritta IhS (Iesus hominum Salvator), attorniata dai simboli eucaristici del calice, del campanello e del messale e da una stella, forse simbolo mariano. Ai lati, fa da contorno un particolare di sfumature cromatiche sul verde-verdone, con un gioco speciale di ombre e di luci, simile a stoffa preziosa.

 

Dietro l’altare, attraverso due porticine, vi è l’ingresso nel coro del monastero, il cuore della vita monastica, realizzato A divozione di Vincenzo D’Ippolito fu Ferdinando nell’anno 1924. Eleganti “stalli” lignei accolgono i monaci per i momenti della preghiera in comune; infine, la figura del Santo re Davide nell’atto di arpeggiare la cetra, le immagini dei volumi della liturgia delle ore e le iscrizioni Septies in die dixi tibi laudem e Psallite sapienter, il tutto frutto del pennello di Salvatore Murra nell'anno 1950, abbelliscono la volta e creano un’atmosfera particolarmente orante.


Sormontato sulla chiesetta, sorge il piccolo campanile con due campane, di cui la più piccola dono del beato Bartolo Longo, con l’effigie dell’apostolo Bartolomeo e un’appropriata iscrizione latina, che invita tutti ad ascoltare il suo suono, per ricevere l’aiuto della Vergine (Bartholomaeus erit sonitu qui congregat omnes quaerentes divae Virginis auxilium: Bartolomeo sarà colui che con il suo suono riunisce tutti coloro che chiedono l’aiuto della beata Vergine); la seconda campana, dono del popolo di Latiano e rifusa nel 1995, reca l’immagine della Vergine con Bambino e l’iscrizione inneggiante la potente intercessione di Maria (Cunctis Virgo potens Lateanae gloria gentis maternum praebens usque patrocinium: la Vergine potente, gloria del popolo di Latiano, dona a tutti il materno patrocinio). Entrambe furono fuse insieme con le otto campane, che ornano il campanile del solenne e maestoso santuario di Pompei. Sul transetto, in alto, della facciata del campanile si legge la seguente espressione latina: Qui vocamini venite (Voi, che siete chiamati, venite).

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