Monastero

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I monaci cistercensi giunsero nel santuario di Cotrino il 20 agosto 1922, grazie al costante e silenzioso interessamento di una devota nobildonna di Latiano, Donna Vincenzina De Nitto, che fece costruire un piccolo monastero annesso al santuario. Ella si rivolse dapprima ai Padri Passionisti, ricevendo però risposta negativa. Ma un certo P. Angelo, Passionista di Manduria, trovandosi a Maddaloni in provincia di Caserta, comunicò alle sorelle Delle Cave il desiderio della pia signora di Latiano. Queste, conoscendo bene i Cistercensi di Casamari, scrissero al Priore, P. Eugenio Fusciardi, informandolo di quanto appreso dal padre passionista. P. Eugenio prese in considerazione la suddetta richiesta, anche per il diretto interessamento del beato Bartolo Longo, originario di Latiano, del quale si conserva nell’archivio di Casamari un’apposita corrispondenza. Fu così che dopo qualche tempo, insieme con altri padri, il padre Priore si recò a Maddaloni e di lì a Latiano per prendere visione del luogo e considerare meglio l’eventuale invio di alcuni monaci. Ricevuti dal dottor Ananìa Lamarina, si recarono direttamente al santuario e quindi, insieme con l’arciprete di Latiano, don Pietro Rizzo, fecero visita al Vescovo di Oria, mons. Antonio Di Tommaso, dichiarandosi quest’ultimo alquanto entusiasta all’idea che una comunità cistercense potesse prendersi cura del santuario. Nel pomeriggio avvenne l’atteso incontro con Donna Vincenzina la quale, accolta con gioia la notizia che i padri cistercensi sarebbero venuti ben presto a Latiano, si impegnò a ultimare e perfezionare i lavori già iniziati e a corredare i locali di tutto l’occorrente, con la costruzione di otto stanze riservate ai padri, un refettorio e la cucina. Quindi, i monaci di Casamari, ascoltata la dettagliata relazione del padre Priore relativa alla sua visita al santuario di Cotrino, giunsero alla felice deliberazione di inviare alcuni di loro in detto luogo. Contemporaneamente, nel marzo 1922 l’arciprete di Latiano, unitamente agli altri preti, rinunciarono a tutti i loro diritti sul santuario, cedendoli alla nuova famiglia religiosa dei Cistercensi. Dopo una fitta e lunga corrispondenza epistolare tra Casamari e le più celebri personalità latianesi, il 20 agosto 1922 l’intera popolazione di Latiano poteva accogliere la prima comunità cistercense che, accompagnata da una immensa folla, nel pomeriggio di quella memorabile giornata, raggiungeva il santuario e occupava il luogo, allestito dalla nobile signora.

 

Il Chiostro

Una volta sistematisi nei locali, amorevolmente preparati dalla signora De Nitto, i monaci iniziarono gradualmente e con immensi sacrifici, grazie anche alla generosità del popolo latianese, ad ingrandire il monastero, costruendo dapprima i locali adiacenti al nucleo originario (1936), per poi avviare la costruzione del Seminario (1950) e infine i nuovi locali frontali ai precedenti, permettendo in tal modo la realizzazione dello stupendo chiostro, che fu completato solo nell’anno 1992, con la costruzione del nuovo annesso Santuario. Un’apposita iscrizione ricorda che l’ingegnere Gennaro Bacile di Castiglione (1865-1920) “tracciò il disegno” e “curò l’esecuzione” del primitivo e arcaico nucleo, che accolse i primi monaci.

 

La pinacoteca

Al fine di onorare il talento e la maestria del padre Agostino Caputi di Latiano (1915-2006) è stata recentemente allestita e dedicata in un’apposita sala del Monastero una ricca pinacoteca, dove sono conservate 36 pregevoli opere, di cui la maggior parte realizzate dal padre artista e pittore. Tra le altre si distingue un bassorilievo bronzeo, raffigurante la scena di Saulo ribaltato da cavallo e numerose tele a tema religioso. Non mancano tele raffiguranti scene naturali con boschi, monti, laghi, e tramonti, natura morta, e scene di animali.

In seguito al restauro della tela di santo Stefano Harding, originariamente collocata sopra il portone d'ingresso della biblioteca, al fine di assicurare un'adeguata conservazione, la suddetta tela è ora fruibile nella pinacoteca. Realizzata nell'anno 1950 dall'artista pittore Salvatore Murra, l'opera raffigura il santo fondatore con in mano la Charta caritatis, che è il documento base, ovvero la carta distintiva dell'Ordine Cistercense.

 

La biblioteca

Attraverso un maestoso e suggestivo portone in legno di faggio, realizzato nella prima metà del ’900, si accede nella biblioteca del monastero. Al di sopra del suddetto portone era originariamente collocata - come si è detto - l’immagine di Santo Stefano Harding con la sua Charta Caritatis, il cui arco è ora vuoto, in sintonia con gli altri presenti nei quattro corridoi adiacenti il chiostro. Nel suo interno la biblioteca contiene più di 5000 volumi, tra cui preziosi libri del ‘700 e del ‘600 e soprattutto alcuni esemplari, recanti la data del 1500, come il Commentario alle lettere del Nuovo Testamento di San Tommaso d’Aquino, la Summa Theologica dell’Aquinate in quattro volumi, e il Decameron del Boccaccio. I volumi sono stati recentemente catalogati, e i più antichi inseriti on line in un progetto regionale di consultazione e di presa visione per gli utenti.

 

I prodotti

Il lavoro dei monaci si esplica nella realizzazione di prodotti tipici: dalla lavorazione delle vigne e degli oliveti del monastero si producono ottimi vini e pregiati oli. Inoltre, nell’apposita rivendita o liquoreria si trovano prodotti di erboristeria e cosmetica, insieme con quelli apiari (pappa reale, polline, miele), liquori realizzati con particolari e specifiche erbe, e inoltre cioccolata, torroni e caramelle.

 

L'Ospitalità

Per chi desidera una condivisione piena o parziale della vita monastica, i monaci sono lieti di accogliere tutti coloro che intendono trascorrere periodi di meditazione, riflessione o discernimento vocazionale. A tal scopo è disponibile una foresteria e stanze interne del monastero. Gli ospiti possono così partecipare alla preghiera dei monaci e condividere i diversi momenti della vita comunitaria.

 

La vita del Monastero

Fedeli al famoso e antico motto Ora et labora, tratto dalla Regola di San Benedetto, i monaci ritmano la loro giornata tra preghiera e lavoro. Sin dalle primissime ore del mattino, quando il sole sta per levarsi ad oriente, essi si ritrovano nel coro per il canto dell’Ufficio e delle Lodi mattutine (“ut parati sint monachi semper et, facto signo absque mora surgentes, festinent invicem se praevenire ad opus Dei” RB 22,6).
Dopo una fugace colazione si ritirano nelle proprie “celle” per la meditazione e la lettura spirituale. Quindi, ognuno dà inizio alla propria giornata di lavoro: chi nei campi, chi nella portineria o biblioteca, o negli uffici vari (“Otiositas inimica est animae, et ideo certis temporibus occupari debent fratres in labore manuum, certis iterum horis in lectione divina” RB 48,1). Alle 12,15 la sosta dell’Ora media e del pranzo in comune allevia la fatica della giornata. Dopo un brevissimo riposo pomeridiano, ognuno riprende le proprie attività, dando rilievo soprattutto alla lettura e allo studio. All’imbrunire del sole, i monaci si ritrovano nel coro per la recita del Vespro, la lettura della Regola, del Martirologio e del Necrologio, con a seguire un breve momento di preghiera personale e la Celebrazione Eucaristica. Il momento della cena in comune e del ritrovo nella sala della ricreazione permette la condivisione fraterna dello stare insieme, prima della recita di Compieta. Il solenne canto della Salve Regina chiude la giornata del monaco e dà l’avvio al grande silenzio della notte: Nulla sit licentia denuo cuiquam loqui aliquid (RB 42,8).

 La Preghiera

Nihil Operi Dei praeponatur (RB 43,3); “Ut ait propheta: Septies in die laudem dixi tibi. Qui septenarius sacratus numerus a nobis sic implebitur, si matutino, primae, tertiae, sextae, nonae, vesperae completoriique tempore nostrae servitutis officia persolvamus, quia de his diurnis horis dixit: Septies in die laudem dixi tibi” (RB 16,1.2).
 La preghiera del monaco consiste essenzialmente nella recita comunitaria dell’Ufficio divino e delle Lodi alle primissime ore dell’alba, con cui egli apre la giornata. Quindi, alle ore 12,15, prima del pranzo in comune, si celebra l’Ora media (Terza, Sesta e Nona). Nella serata, all’imbrunire del sole, la Comunità monastica si ritrova per la celebrazione del Vespro e l’Eucarestia. La recita di Compieta, prima della notte, chiude la giornata del monaco. Oltre ai momenti comunitari, egli dà ampio spazio anche alla preghiera personale, con la visita giornaliera al SS.mo Sacramento, la recita del Rosario e soprattutto la meditazione e contemplazione. Tutto questo si svolge nello spirito della Regola, dove il Santo Padre Benedetto al termine delle istruzioni sulla preghiera (cap. 20) afferma: “…conviene elevare la nostra supplica con tutta umiltà e sincera devozione…Breve e pura sia dunque la nostra preghiera…”. E, poco prima (cap. 19) egli insiste: “…quando cantiamo i salmi cerchiamo di mettere in sintonia il nostro cuore con la nostra voce”.

 

La celebrazione Eucaristica

L’apice della preghiera è costituito dalla Celebrazione Eucaristica. Alle ore 7,00 viene celebrata una prima Santa Messa e alle ore 19,00 i monaci, fedeli a una loro tradizione, concelebrano l’Eucarestia. Nelle domeniche, nelle festività e nei giorni di precetto, il monastero assicura tre celebrazioni della Santa Messa, alle ore 8,30; 11,00 e 17,30 (19,00 nel periodo estivo). I sacerdoti ogni giorno sono disponibili ad accogliere i fedeli penitenti per la confessione.

 

Gli Oblati Cistercensi

Accanto alla vita monastica si è sviluppata sin dai tempi più remoti l’oblazione laicale, attraverso la quale anche i fedeli laici possono usufruire e condividere i benefici e i privilegi spirituali propri dell’esperienza benedettina. Anche nel monastero di Cotrino è presente un gruppo di oblati cistercensi, uomini e donne, che condividono la spiritualità cistercense e si impegnano a vivere nel mondo secondo la regola di San Benedetto. Gli oblati secolari cistercensi alimentano la loro vita cristiana della spiritualità benedettina, così come è stata interpretata e proposta dal cuore grande di San Bernardo, e a tale scopo si impegnano a rispettare un proprio statuto, autorizzato dalla Sacra Congregazione per i Religiosi in data 22 marzo 1975, e aggiornato secondo le esigenze e lo spirito del Concilio Vaticano II°.

 

I Pellegrinaggi

Numerosi sono i pellegrinaggi annuali di fedeli o gruppi di fedeli, che si recano nel santuario di Cotrino a venerare la Vergine. Ma merita un’attenzione del tutto particolare il tradizionale pellegrinaggio del popolo di Latiano nei nove sabati prima dei festeggiamenti solenni della Madonna di Cotrino, che ricorrono annualmente nei giorni 4-5-6 maggio, tradizione che i Padri Cistercensi hanno ricevuto, accolto e fatta propria. Nella serata del 4 maggio viene portata nel santuario la statua in cartapesta della Vergine del XIX secolo, custodita nella Chiesa Madre di Latiano. Quindi si susseguono veglie, preghiere e pellegrinaggi per l’intera durata del giorno successivo, per poi a sera, al termine della celebrazione, riportare processionalmente il sacro simulacro nella Chiesa matrice. I festeggiamenti continuano il 6 maggio e si concludono con la solenne processione per le vie cittadine di Latiano.

 

La Vita Spirituale

Omnes supervenientes hospites tamquam Christus suscipiantur, quia ipse dicturus est: Hospes fui et suscepistis me; et omnibus congruus honor exhibeatur, maxime domesticis fidei et peregrinis (RB 53,1.2). La vita spirituale interna del monastero, fatta di preghiera e meditazione, si sprigiona all’esterno con l’accoglienza di quanti intendono condividere la spiritualità benedettina. A tale scopo i monaci assicurano ogni giorno la celebrazione eucaristica, soprattutto nelle domeniche e festività; accolgono i tanti pellegrini, che spesso si recano devotamente nel santuario. Non di rado, soprattutto nelle domeniche, vengono in monastero gruppi parrocchiali o associazioni per vivere giornate di ritiro spirituale. A loro disposizione i monaci dispongono parte dei locali del monastero, soprattutto la sala delle conferenze, appositamente allestita con sedili comodi e appropriati ed elegantemente arricchita con stupendi dipinti su tela realizzati dal Padre Caputi, e la capiente sala mensa. È possibile, infine, una visita nella liquoreria per l’acquisto dei tipici prodotti del monastero.

 

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