santi fondatori

Monastero

Visite: 467

Nascita dell'Ordine Cistercense: i Santi fondatori

Nel 1098, il giorno 21 marzo, festa di San Benedetto e in quell’anno anche domenica delle Palme, un gruppo di ventuno monaci benedettini, con a capo Roberto di Champagne, abate di Molesme in Borgogna, Alberico e Stefano Harding, animati da spirito di saggia riforma e ripristino di un’autentica e più intensa osservanza della Regola di San Benedetto, recatisi nelle paludi della Saona a Citeaux (in latino Cistercium), fondarono un monastero, al fine di attuare il loro “sogno” spirituale.

Ma la durezza dell’impresa, che implicava soprattutto la soggezione ad una vita piuttosto austera, fatta di veglie continue, digiuni e pesante lavoro manuale, sembrava far decadere e morire anzitempo il “nascente” Ordine monastico.

Intervenne, però, la Divina Provvidenza, inviando in quel “santo” luogo, verso la fine del maggio 1112, Bernardo di Fontaines con una trentina di giovani, desiderosi di abbracciare quella vita, segnata dalle esigenze più profonde e radicali del Vangelo.

Il gruppo, così, si trovò a vivere un’intensa esperienza spirituale, benedetta dalla Grazia, che non poteva non portare frutti. Bernardo, infatti, fu ben presto inviato a Clairvaux, dove nel giugno del 1115 fondò un nuovo monastero, cui seguirono negli anni successivi numerose altre fondazioni. San Bernardo di Chiaravalle o Clairvaux (nato da Aletta e Tescelino a Fontaines, presso Digione, nel 1090 e morto nel 1153 nel suo monastero di Clairvaux) divenne così l’uomo della Provvidenza, che non solo seppe dare forte impulso alla vita dell’Ordine (alla sua morte si potevano contare più di settanta monasteri, direttamente fondati dal suo potente carisma spirituale, ai quali si aggiungeranno in seguito diverse comunità affiliate), ma fu anche una robusta colonna della chiesa e della società del suo tempo.

Non solo guidò egregiamente i monaci alla pratica delle virtù con l’azione e con l’esempio, ma a causa degli scismi, sorti nella chiesa, percorse l’Europa per ristabilire la pace e l’unità, facendo da “paciere” tra imperatore e re, imperatore e papa, papa e antipapa. La sua intensa predicazione in gran parte d’Europa toccò profondamente le coscienze dei suoi contemporanei. Scrisse molte opere riguardanti la teologia e l’ascetica, tra cui De gradibus humilitatis et superbiae, De diligendo Deo, De gratia et libero arbitrio, De praecepto et dispensatione, De consideratione ad Eugenium Papam, Vita Sancti Malachiae; e una gran quantità di Sermones, Epistulae e Sententiae.

Torna su